basta un poca di EMPATIA?

Come ricorda chi è stato bambino: Mary Poppins cantava che “basta un poco di zucchero e la pillola va giù” … i ricercatori in psicologia cognitiva sono convinti che basti un poca di empatia a scongiurare la psicopatia, un disturbo della personalità per ora ancora inguaribile.

Le persone che ricevono diagnosi di psicopatia – è possibile con il test PCL-R di Robert Hare – presentano abilità manipolative eccezionali così da riuscire a usare le persone senza che le stesse si accorgano di essere usate; sono persone caratterizzate da assenza di rimorsi e di sensi di colpa e possono contare su di un fascino straordinario che attira facilmente le loro vittime designate.

Se poi l’empatia c’è ma è poca, secondo il filosofo americano contemporaneo Larry Siedentop, emergono due caratteristiche negative proprie di tanti cittadini dell’Occidente: nel caso dell’UTILITARISMO la persona decide in base alla sua “libera scelta” senza tener conto dell’interesse altrui ma curando con molta dedizione i propri interessi; nel caso dell’INDIVIDUALISMO la persona si isola in un “nucleo affettivo ristretto” fatto di parenti e amici, senza nutrire alcun interesse per l’impegno civico e politico.

In realtà quindi di empatia ce ne vuole e non poca per riuscire a metterci nei panni degli altri, riconoscendo, rispettando, apprezzando, valorizzando le nostre rispettive diversità.

L’empatia è un bene personale raro cioè prezioso poiché dipende da quanto la persona è sicura di sé, ossia dipende da quanto la persona possiede una autostima equilibrata.

Essere empatico significa possedere una consapevolezza (minfulness) dei propri sentimenti e dei propri valori così ricca e accurata da riuscire a comprendere cosa ci possa essere nella mente di un’altra persona sempre molto diversa da me.

E così l’empatia dipende dalle nostre prime esperienze affettive, che formano pure l’autostima.